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TESTO L'ora decisiva

don Alberto Brignoli  

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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (14/01/2024)

Vangelo: Gv 1,35-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Ognuno di noi conserva nella memoria uno o più momenti della propria vita di cui ricorda perfettamente il giorno e l'ora.

A volte si tratta di momenti poco felici, se non drammatici. Spesso, invece, sono momenti lieti, intensi, carichi di quelle emozioni che al solo ricordarle ancora fanno venire i brividi, soprattutto quando si tratta di momenti “primi”: il primo figlio, il primo giorno di scuola, la prima Comunione, la prima bicicletta, il primo stipendio, il primo appuntamento d'amore... e chissà quante altre “prime volte” ognuno di noi può ricordare con precisione, registrandole nella propria mente e nel proprio cuore come “le quattro del pomeriggio” del Vangelo di oggi.

È difficile che i Vangeli riportino le ore esatte di un avvenimento, e questo non perché non ci fossero gli orologi: l'umanità pare abbia iniziato a misurare le ore del giorno quasi 2000 anni prima di Cristo! L'evangelista Giovanni, poi, è uno che alle ore del giorno dà un significato particolare, perché in almeno altri tre casi ci offre l'indicazione del momento della giornata in cui Gesù incontra o si fa prossimo a qualcuno, e per quel “qualcuno” l'incontro con lui diventa un momento decisivo della propria esistenza: con Nicodemo, l'incontro che smuove qualcosa nella sua ricerca di Dio avviene di notte; con la samaritana, l'incontro che trasforma la sua esistenza avviene a mezzogiorno; e un'ora dopo il mezzogiorno il funzionario del re a Cana di Galilea riceve da Gesù l'assicurazione che suo figlio gravemente malato era tornato alla vita. Pare, tra l'altro, che uno di questi due discepoli di Giovanni Battista che seguono Gesù fosse lo stesso evangelista Giovanni, socio in affari - in quanto pescatore - del citato Andrea: l'incontro con Gesù fu per lui talmente decisivo che descrivendolo ad anni di distanza lo ricordò anche nell'orario, le quattro del pomeriggio. E dal momento che i numeri e i particolari nel vangelo di Giovanni non sono mai banali, dobbiamo ricordare che le quattro del pomeriggio secondo l'ordinamento ebraico del tempo era l'indicazione dell'inizio del tramonto del giorno, del declinare del giorno verso la notte, non però nel senso della conclusione di una giornata, ma nel senso dell'anticipo di quella che sarebbe stata la giornata seguente: tant'è vero che nel nostro ordinamento liturgico cristiano abbiamo adottato anche noi questo sistema, recitando alla vigilia di una festa i Primi Vespri della festa stessa, oppure celebrando la Messa Vespertina della vigilia, quasi a sottolineare che il giorno che finisce non conduce al buio della notte, ma è l'anticipo dell'alba di un nuovo giorno, quello in cui nella vita del credente splende la luce di Cristo.

Ed è proprio ciò che avvenne quel pomeriggio nella vita di Andrea e Giovanni, che pregustano alle quattro del pomeriggio la gioia di aver incontrato la persona decisiva della loro vita, talmente decisiva che non possono fare a meno di andare subito ad avvisare Simone, fratello di Andrea, e di portarlo da Gesù. Il quale non ci pensa un attimo a essere decisivo anche per Simone, al punto che solo vedendolo gli cambia il nome, l'identità, l'esistenza. Sarà su quella pietra, infatti, che costruirà il nucleo della Chiesa nascente.

Come ha potuto Gesù, in pochi istanti, essere così decisivo per la vita di questi discepoli? Al di là delle parole del Battista che lo ha loro indicato come “l'agnello di Dio”, il nuovo agnello pasquale della cena ebraica che con il suo sangue sul legno della croce avrebbe liberato il suo popolo dalla schiavitù del peccato (come avvenne nell'Esodo), cos'aveva di così affascinante la persona di Gesù da attirare in pochi attimi la loro attenzione? Un altro particolare ci fa cogliere il percorso che Gesù fa compiere ai due discepoli di Giovanni: quando si accorge di essere seguito, si volta verso di loro e chiede “Che cosa cercate?”. Essi cercavano qualcosa per la loro vita, qualcosa che già avevano iniziato a cercare con il Battista, qualcosa che potesse cambiare definitivamente la loro esistenza. Non sapendo ancora bene, tuttavia, cosa stessero cercando, a quella domanda rispondono con un'altra domanda: “Maestro, dove dimori?”. E Gesù non offre loro risposte immediate: chiede loro di mettersi in cammino con lui e di scoprirlo solo stando con lui, accettando di passare il pomeriggio con lui: “Venite e vedrete”.

Che quel pomeriggio passato con lui sia stato per loro decisivo, lo capiamo proprio nel momento in cui incontrano Simone, perché senza mezzi termini gli annunciano di aver già capito tutto di lui: “Abbiamo trovato il Messia”. Caspita... ci verrebbe da dire che tutto quanto è già compiuto: hanno già capito di aver incontrato il Messia dopo poche ore di colloquio con lui, che bisogno c'è di perdere altro tempo narrando tre anni di vita con lui attraverso le pagine di un Vangelo? Marco, ad esempio, solamente sotto la croce farà dire al centurione che Gesù è veramente il Figlio di Dio!

Ma anche per Giovanni sarà così, perché “tutto è compiuto”, nel suo vangelo, lo lascerà dire a Gesù dalla croce: ora i discepoli hanno trovato il Messia, ma perché tutto sia compiuto bisogna stare con lui, e non per un pomeriggio soltanto, ma a partire dalle quattro del pomeriggio di quel giorno così decisivo, di quel giorno in cui avevano seguito Gesù per trovare qualcosa (“Che cosa cercate”) e invece trovano qualcuno.

La nostra vita è fatta di momenti decisivi, di momenti che dobbiamo essere capaci di cogliere al volo, senza tentennamenti, perché sono momenti, ore, minuti, a volte, occasioni che non possiamo lasciarci sfuggire, perché rischiamo di fallire, di buttare all'aria la nostra esistenza, come se dalla stazione della nostra vita passasse un treno che perdiamo e poi non sappiamo se ancora passerà. “Faccia chi può, prima che il tempo mute; che tutte le lasciate son perdute”, dice un saggio proverbio toscano. E se questo lo riferiamo alle occasioni della nostra vita, che non possiamo lasciar cadere senza poi avere dei rimpianti, così possiamo dirlo, e bene, anche della nostra vita di fede: l'incontro con Gesù avviene in un'ora decisiva della nostra vita che dobbiamo essere capaci di cogliere senza tentennamenti, perché al suo “Che cosa cercate” possiamo rispondere, in pochi istanti, “Abbiamo trovato il Messia”.

 

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